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16° Concorso "Balconi Fioriti 2013"
Ecco la classifica:
Classifica Foto Online 2013
5° CONCORSO “FOTOGRAFIA ON-LINE”
2013
1° - ARCH. NARDELLA MICHELE
2° - LEGGIERI LUCIA
3° - DI MAGGIO ANNA PIA
36a Edizione "Natale in Famiglia col Presepe"
36a edizione “Natale in famiglia con il Presepe”
2012
Il Curlo
Di legno, conico, grande meno di un pugno, da noi è detto curie, spentone compreso, il perno, grazie al quale era destinato a prillare e che un fabbro indulgente ci approntava con pochi soldi ricavandolo da una lima consunta; e poteva essere in tre modi, lana, penna e trabete, quanto dire leggerissimo, leggero e trepido nel senso quest’ultimo dell’etimo latino trepi- dus, agitato, inquieto, affaccendato/precipitoso.
L’ideale e il più era il lana, del penna ci si poteva accontentare, non così dell’ultimo, deprecabile, una disgrazia. Tutto dipendeva dalla qualità dello spentone e da come lo si ‘nzaccava (conficcava) nel curie.
Per ottenere un curie lana il perno voleva essere fatto ad arte e messo al suo posto a dovere, giusto e perpendicolare nel vertice.
A quest’ultimo scopo soccorrevano le “zeppe”, di frammenti di fuscello, sterpo, carta, ma special- mente di pizzichi di “materiale” che, biondo scuro, umidiccio e più trattabile perla sua morbidezza, a- veva per giunta il potere, così si diceva, di garantirti il non plus ultra del giocattolo.
Non -si- esitava a raccoglierne né si durava fatica a trovarne.
Lana, penna e trabete.
Com’erano precisamente e come si comportavano, a cominciare dall’ultimo per venire a ritroso al primo e più ambito.
Il trabete, detto subito, faceva spettacolo. Scagliatolo al suolo, facendone sgomitolare con uno strappo la zaiagghia, ossia la cordicella con cui lo si era avvolto strettamente a cominciare dal perno, esso si metteva a scorrazzare prillando malfermo, a saltelli e con rumore, scalciando brecciolino e granelli di terra.
Strafaceva, avresti detto,non sapendo “lui” stesso dove volesse andare (“lui”, che dava l’impressione di un ragazzotto che si fosse fatto largo per mostrare com’era bravo), e bruciava così le proprie energie.
Prillava, correva qua e là, e faceva r-r-r, rurava,sul terreno piano, pesto e compresso, e non durava. Rallentando la corsa disordjnata, di lì a non molto, difatti, era esausto, vacillava ebbro e crollava, finendo rotoloni per terra. Esanime. E non bastava al piccolo proprietario la delusione, aggiungendosi a questa le risate e i commenti dei compagni, senza tuttavia che l’umiliato se la prendesse col “materiale”, nel cui potere di favorire un comportamento più dignitoso del giocattolo si credeva, a dir vero, per meno innato amore del fingere e del fantasticare, come alle storie di Mamurco, delle paure e dello scaz- zamuredde.
Non tale da appagare del tutto ma accettabile era invece il comportamento
DALLA SAGGEZZA POPOLARE: I PROVERBI di Mario Ritrovato
Stabilire la data ed il luogo di nascita di un proverbio è una impresa pressoché impossibile.
Antico quanto il móndo, racchiude tutta l’esperienza e la saggezza popolare nel breve cerchio di una massima. Il più delle volte è e- spresso in poesia e in rima, per aiutare la memoria, e non costituisce una legge poiché non è raro trovarne alcuni contraddittori, sbagliati eticamente discutibili.