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L’Economist qualche tempo fa ha pubblicato un articolo in cui imputava la crisi del debito italiano a un’altra crisi, ben peggiore, che riguarda il debito privato. I cittadini si indebitano con lo Stato e soprattutto con le banche, e non riescono a far fronte agli impegni presi. A causare l’insolvibilità intervengono molti fattori, tra cui le scarse capacità personali e la perdita repentina di reddito. Tra gli elementi da prendere in considerazione c’è però un fenomeno tutto italiano, gravissimo ma salito alla ribalta solo di recente: l’usura da parte delle banche.

L’immaginario collettivo ritrae gli usurai come personaggi oscuri, immersi nei circuiti della criminalità organizzata, violenti. Spesso gli usurai, però, assumono le sembianze di un rispettabile impiegato, in giacca e cravatta, tranquillo e pacato. In breve, gli usurai possono essere i banchieri.
Gli episodi di usura bancaria stanno emergendo dal mare magnum dell’opinione pubblica, anche grazie ad alcuni programmi televisivi che stanno dedicando spazio all’argomento. Per usura bancaria si intende l’applicazione di tassi di interesse che superano il limite consentito, e stabilito, da Bankitalia. Difendersi si può; il problema è capire quando si è “strozzinati” perché non ci si aspetta certo che un reato infame come questo possa essere commesso proprio da un istituto finanziario. E’ bene dunque verificare che i tassi di interesse a cui si è sottoposti rientrino nella norma. Se ci si accorge che qualcosa non va, basta una denuncia. La banca verrà poi multata e costretta a rimettere la parte in eccedenza al cliente.

Come si fa a capire se si è di fronte all’usura bancaria? Semplicemente, basta informarsi sui limiti posti da Bankitalia e paragonarli con gli interessi attualmente in corso di pagamento. Attenzione però: il tetto viene modificato ogni tre mesi perché procede da un calcolo. Il maggiore istituto finanziario d’Italia ricava l’interesse massimo applicabile dal tasso di interesse medio dell’ultimo anno. Purtroppo, qualcosa non va nel sistema di calcolo e quindi molto spesso l’interesse massimo applicabile è così alto da sostanziare, de facto, episodi diffusi di usura.

Questa distorsione è causa di un fenomeno molto contraddittorio. In Europa, ormai da molti anni, il tasso di riferimento sta scendendo. Ciò significa che le banche commerciali si approvvigionano a un costo progressivamente minore e che gli interessi somministrati ai privati scendono. Fin qui, la teoria. Nella pratica, la situazione è diversa e, spiace dirlo, paradossale. Il tasso di riferimento è crollato e il tetto dei tassi in Italia è aumentato. E’ passato dall’8,3% al 8,6%, a fronte di un taglio da parte della Bce che è partito dal 4% ed è sceso fino allo 0,25.

Come accennato sopra, il “merito” di questo paradosso deriva dal sistema di calcolo. Sistema che è cambiato qualche anno fa per mezzo di un decreto. In precedenza, i limiti dei tassi seguivano con sufficiente coerenza il tasso di riferimento. Bankitalia li calcolava prendendo il tasso medio registrati nell’ultimo anno e aggiungendo il 50%. Dal 2011, invece, la maggiorazione è del 25%, ma a questo va aggiunto un 4% (non del tasso medio, ma della cifra di rimettere al creditore). Questo vuol dire che le banche partono da una base stabile, che non segue l’andamento del costo del denaro.

Pubblicato in Notizie flash
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